19690516 - 16 maggio

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

La lingua rivelatrice

[1] Voi frequentate la scuola, leggete molti libri, seguite le lezioni e, poiché studiate molte materie, asserite: “Noi siamo studenti.” Questo studio vi aiuterà a svolgere una certa attività o ad ottenere un impiego quando sarete abbastanza grandi. Imparate anche le regole per essere in buona salute, giocate e fate esercizi per rendere i vostri corpi robusti e agili; tutto ciò va molto bene, dovete apprendere bene queste cose, ma ce ne sono anche altre che dovete imparare e fare bene. Oggi vi parlerò di quelle. Dovete parlare in modo gradevole con tutti usando parole dolci. Vi piace la voce del corvo? No! Quando il corvo comincia a gracchiare lo scacciate perché il suo verso è stridente e troppo forte all’orecchio. Avrete invece sentito qualche volta il cuculo, vero? È un uccello che somiglia abbastanza al corvo, cresce nel nido del corvo insieme ai suoi piccoli ed è nutrito dalla mamma corvo, ma nessuno lancia sassi contro il cuculo perché a tutti piace udire la sua voce. Parlate soavemente, dolcemente, e risulterete graditi a tutti.

[2] Gli occhi vedono, le orecchie odono, la lingua gusta, il naso avverte gli odori e la pelle vi dice se qualcosa è ruvido o liscio. Questi sono i cinque sensi: ognuno compie una funzione ed è atto solo a fare quella; l’occhio non può udire né annusare o gustare, l’orecchio non può vedere né annusare né gustare o dire se una cosa sia dura o morbida. Questo non si applica alla lingua che può invece svolgere due compiti, ed entrambe le funzioni che Dio ha affidato alla lingua sono importanti. Pensate un istante alla prima: gustare. Se qualcosa ha un sapore cattivo, non vi va di mangiarlo. Se siete ammalati, certamente dovrete prendere un farmaco anche se la lingua dice che è cattivo, perciò non dovete sputare tutte le cose amare perché alcune servono a curare le malattie. Ricordatevi anche di un altro fatto: se qualcosa ha un buon sapore, potrebbe tuttavia essere dannoso alla salute. La lingua vi dice se qualcosa ha un gusto amaro, dolce o salato, ma non può dirvi se vi faccia bene o male, pertanto dovete stare attenti a non esagerare con il cibo per non compromettere la salute. Quando il corpo è ammalato, anche la mente s’indebolisce ed il cervello non può lavorare correttamente. Consideriamo ora la seconda funzione attribuita alla lingua: la parola. È uno strumento che potete utilizzare per esprimere pensieri, idee, sentimenti, desideri, preghiere, gioia, dolore; se siete arrabbiati, ve ne servite per urlare parole aspre, se invece siete contenti, la usate per pronunciare espressioni dolci con voce amabile e gradevole. Voglio che usiate la lingua solo per il vostro bene e per il bene altrui. Se vi rivolgete a qualcuno con toni duri, anch’egli alzerà la voce e vi risponderà scortesemente: parole irose provocano reazioni rabbiose; se invece pronunciate parole soavi e dolci a chi è in collera con voi, questi si calmerà e si pentirà di aver usato la lingua malamente. Non gridate, non parlate più del necessario, non parlate se non ce n’è bisogno; se parlate con qualcuno o con un gruppo di amici, alzate la voce solo quanto basta per farvi udire dai vostri interlocutori e non di più. Perché sprecare energie parlando più forte e più a lungo del necessario?

[3] Non usate mai parole sporche contro nessuno, queste parole non devono uscire dalla vostra bocca né entrare nelle orecchie altrui. Ricordate che c’è Dio nel vostro cuore esattamente come nel cuore di chiunque altro: Egli ode e vede tutto. Non dite forse ‘la mia testa, le mie mani, i miei occhi, la mia mente, la mia idea’? Allora, chi è questo «Io» a cui appartengono il corpo, la mente, la testa? Quell’«Io» è la scintilla divina in voi, e tale scintilla è in tutti. Perciò, quando usate parole dure, crudeli, rabbiose, sporche contro un altro, il Dio in voi come il Dio in lui ne viene offeso. Come vi ho già detto, la lingua è uno strumento con cui potete far del male ad altri e a voi stessi, perciò siate assai prudenti: fatene uso solo per il vostro bene e per quello altrui. Se la impiegate per pronunciare espressioni gentili, per recitare il nome di Dio, per pregarlo o cantare la Sua gloria, quello sarà l’uso migliore. Vi dirò ancora qualcosa a proposito della lingua. Potete imparare molto osservandola: essa sta a casa propria e raramente varca la soglia; se ne sta tranquilla all’interno, conosce i propri limiti e non nutre desiderio di andarsene in giro a vagabondare. Ecco una lezione che dovete imparare dalla lingua: siate operosi e utili a casa, aiutate i genitori, i fratelli e le sorelle, non correte in strada bighellonando qua e là, senza motivo né utilità. Non precipitatevi in casa d’altri a dar fastidio; la lingua non va mai in un’altra bocca: se ne sta a casa propria. Non va bene uscire di casa, perdere tempo e oziare osservando chi passa. Dovete guadagnarvi una buona reputazione a casa ed a scuola conducendo una vita integerrima.

[4] Sapete quale altra lezione vuole insegnarvi la lingua? Osservatela mentre leggete a voce alta o parlate con qualcuno. Si muove velocemente da un lato all’altro, avanti e indietro in modo che il fiato possa uscire con suoni diversi. Quando poi pranzate, la lingua deve muoversi alla svelta; avrete notato quanto sia prudente ed attenta per evitare di trovarsi in mezzo ai denti! Ce ne sono trentadue tutt’intorno alla sua sede, con spigoli taglienti come spade che potrebbero tagliarla facilmente e ferirla; eppure, guardate come si muove abilmente nella bocca, da esperta, sfuggendo a quelle sedici paia di soldati impietosi pronti a ferirla! Anche voi dovete guardarvi bene attorno per evitare pericoli e incidenti. Non associatevi a compagnie disdicevoli, non lasciatevi indurre a seguire abitudini sconvenienti e non procurate una cattiva nomea ai vostri genitori o alla scuola. C’è ancora una lezione da apprendere dalla lingua: non è avida, non trattiene nulla per sé, non nasconde niente per tenerlo per sé. Se qualcosa è buono, la lingua lo manda giù e lo passa allo stomaco attraverso la gola; se è cattivo, amaro o alterato lo elimina attraverso le labbra! Non ha alcuna necessità per sé, serve gli altri e lascia le proprie esigenze per ultimo. Non trattiene neppure una briciola delle cose che le passano sopra, sia che si tratti di olio, burro, panna o marmellata; la lingua resta sempre pulita, e non ha predilezioni né avversioni. Anche voi dovete rinunciare all’avidità; non appassionatevi troppo per qualcuno o per qualcosa, svolgete bene i vostri doveri e date gioia ai genitori ed agli insegnanti. Aiutate tutti al meglio delle vostre capacità, ma imparate anche a rimanere in silenzio per un po’ di tempo ogni giorno, e state calmi se avviene qualcosa che non vi aggrada.

[5] Alcuni di voi sanno come si catturano e si domano gli elefanti. Nella foresta, l’elefante è un animale selvaggio che si muove in branco e che carica chiunque osi avvicinarsi. Viene catturato e intrappolato, legato ad un grosso palo senza possibilità di scappare; poi viene reso docile al punto che lo si fa stare in piedi su uno sgabello a tre gambe sotto la tenda di un circo, oppure gli si fanno trainare enormi tronchi agli ordini di un guardiano. Quando l’elefante è legato al palo, tutta la sua forza e le sue abilità diventano vostre perché potete impiegarle per le vostre necessità. La lingua è il palo, il canto del Nome divino è la fune; con quella fune potete portare vicino a voi Dio Onnipotente e legarlo in modo che la Sua grazia divenga vostra. Dio è così tenero che cederà alle vostre preghiere e si farà legare; dovete solo invocarlo affinché rimanga al vostro fianco, con voi, per guidarvi e consigliarvi.

[6] Ognuno vuole tenere ciò che ha acquisito e si sente offeso se qualcuno glielo porta via con la forza o con l’inganno, perché ritiene che sia suo! Se un compagno vi ruba la penna o un libro, ne siete rattristati, vero? Allora non rendete triste un vostro compagno rubandogli il libro o la penna. Fate agli altri solo quello che vorreste fosse fatto a voi. C’è un canto nel quale si dice che Dio è un ladro che ruba i cuori della gente; il mondo intero è di Dio e tutti voi appartenete a Lui, anche se magari non lo sapete. Perciò Egli può prendere qualsiasi cosa a chiunque. Egli è il Padrone dello spazio, del vento, del fuoco, dell’acqua e della terra, cioè dei cinque elementi; Egli può mutare il cielo in terra e la terra in cielo, quindi può impossessarsi dei cuori delle persone e riempirli d’amore. Quando la gente capirà quanto grande è l’amore che Egli dona, non desidererà più null’altro, ecco perché è chiamato ‘Ladro di cuori’. Quando cantate quel brano, dovete pregare: “Oh Dio! Entra anche nel mio cuore, riempilo d’amore affinché io possa amare tutti i Tuoi figli di ogni Paese!” Non prendete mai quello che appartiene ad altri, non parlate male degli altri, anzi non parlate affatto degli altri ma, se proprio dovete, parlate solo del bene che c’è in loro. Tutti sono buoni; se vedete del male in loro, è perché c’è del male in voi. Se qualcuno non vi piace, non frequentatelo, state alla larga, ma non cercate d’infangarne il nome e non raccontate storie su di lui. L’ira è perniciosa: vi fa agire alla cieca. Avrete molto di cui pentirvi per tutto ciò che fate sotto l’impulso della rabbia; dopo che si è placata vedrete le cose più chiaramente, ma a quel punto è troppo tardi per correggere gli errori compiuti!

[7] Dovete leggere libri validi, solo così potrete ritenervi dei buoni studenti. I libri pregevoli stanno diventando rari; libri scadenti e riviste dozzinali raccontano storie di malavita che parlano d’imbroglioni, di persone crudeli, truffatori e briganti. State alla larga da certi libri che v’insudiciano la mente e la riempiono di odio, ira e malvagità. Leggete i libri sacri della vostra religione o di altre fedi. Leggete il Mahābhārata, il Rāmāyana, il Bhāgavata Purāna, la Bibbia, il Corano e altri testi sacri. In alcune famiglie, ogni giorno si fanno tali letture, così i bambini apprendono qualche particolare sui saggi, i santi e le Incarnazioni divine del passato. Tuttavia, nella maggior parte delle famiglie queste letture non si fanno; persino gli adulti non sanno cosa ci sia nelle pagine di quei libri! Quindi come possono saperlo i bambini? Se chiedete a uno studente chi siano Rāma o Krishna, egli risponderà: “È un ragazzo che frequenta la mia stessa classe.” Non sa che Krishna era Dio venuto in Forma umana per aiutare tutti a raggiungerlo! Non sa che Krishna insegnò ad Arjuna la via che conduce a Dio, e che quell’insegnamento si trova nel libro in versi chiamato Gītā. Non sa che Rāma fu un grande re che rappresentò un ideale eterno per tutti, che anch’Egli era Dio disceso in Forma umana per indicare all’uomo la via verso Dio. Ci sono numerose vie che conducono a Dio, così come ci sono molte strade che portano ad una città o ripidi sentieri che s’inerpicano sulle impervie cime himalayane, lungo i quali le guide possono incamminarsi sino a raggiungere la vetta.

[8] A casa troverete delle immagini di Dio in un luogo particolare destinato all’adorazione. In ogni casa ci sono, comunque, degli dei viventi che i saggi vi chiedono di servire ed adorare: i vostri genitori che vi hanno dato la vita; voi siete in debito con loro per la vostra salute e felicità; essi vi amano, vi servono, vi danno tutto ciò che possono ed ancor di più. Spesso si limitano nell’assumere il cibo perché voi possiate saziarvi! Fanno economie in tutti i modi per mandarvi a scuola, per pagarvi l’ostello, per permettervi di partecipare a una festività o a una gita scolastica.

I testi sacri v’indicano di onorarli e adorarli e insegnano:
Considera la madre come Dio
Considera il padre come Dio

Certo, come potreste ricambiarli diversamente? Cosa potete dare loro in cambio se non amore e servizio? Pensate a tutte le attenzioni, l’amore, i dolori, la fame e l’insonnia che hanno provato per amor vostro. Siate gentili, teneri e dolci con loro, non siate sgarbati e irrispettosi; fate del vostro meglio per renderli felici e obbediteli perché ne sanno più di voi sul mondo e sui suoi pericoli.

I saggi affermano anche:
Considera il maestro come Dio

Infatti è l’insegnante che apre l’occhio interiore e vi rende consapevoli della meraviglia e della bellezza del mondo che vi circonda. Egli vi dice la verità delle stelle e del cielo, v’insegna ad essere sani e felici, utili e sereni. I genitori vi hanno portato fin qui, vi hanno aiutato a crescere, poi vi hanno affidato all’insegnante. Quest’ultimo vi renderà intelligenti e allegri, abili e servizievoli verso tutti. Dunque, onoratelo, ubbiditegli e trattatelo con lo stesso rispetto che tributate ai genitori.

[9] Nel Mahābhārata si legge della grande battaglia combattuta tra i cugini Kaurava e Pāndava. La ragione era dalla parte dei Pāndava, che lottavano per la verità e la giustizia, perciò Dio era al loro fianco per aiutarli a vincere. Il primogenito dei Pāndava era il principe Dharmarāja. Suo nonno Bhīshma ed il suo amato maestro Drona avevano scelto di stare dalla parte dei Kaurava e si preparavano a combattere contro di lui e i suoi quattro fratelli. Quando la battaglia stava per cominciare, Dharmarāja si ricordò del precetto ‘Considera il padre come Dio. Considera il maestro come Dio’, perciò s’incamminò a piedi verso il campo nemico e raggiunse le tende di Bhīshma e Drona, che erano decisi a batterlo, s’inchinò ai loro piedi e chiese la loro benedizione ed il loro augurio. Nel vedere quel gesto, essi divennero teneri ed amabili con lui ed i loro cuori si colmarono di bontà; quindi gli dissero: “Figliolo, ti sei comportato sempre con giustizia e Dio è dalla tua parte. Vincerai! Noi dobbiamo stare da questa parte, legati dal dovere, ma ti benediciamo affinché tu possa sconfiggere i tuoi nemici e riconquistare il regno.” In tal modo Dharmarāja ottenne la benedizione del nonno e del Maestro, osservando il Dharma stabilito dai saggi.

[10] Voi siete studenti della scuola elementare Sathya Sai Bāla Vihār e dovete essere d’esempio agli altri ragazzi e ragazze. Quando siete a casa e gli amici di vostro padre vengono in visita, dovete alzarvi, parlare gentilmente e in modo chiaro e riservare loro un’accoglienza sincera. Se dovete parlare al telefono, non gridate in modo scortese ‘Hello, Hello’; alle persone più anziane non bisogna rivolgersi così disinvoltamente, ‘Hello, Hello’ non è cortese, si usa tra compagni. Vorrei che diceste piuttosto ‘Ore’; così anche i vostri genitori impareranno da voi a dire ‘Ore’. Dovete usare una parola specificamente indiana. Oggi invece imparate solo i modi di fare di altri Paesi e di altri popoli; a scuola, già alle prime lezioni vi propongono delle filastrocche in inglese che parlano della pecora nera o del gatto nel pozzo. Ormai sono trascorsi i giorni in cui la prima lezione verteva su Rāma, Krishna o su qualche grande saggio o santo. Imparare la filastrocca della pecora nera renderà i bambini delle pecore nere; apprendere le storie dei grandi e dei buoni indurrà i bambini ad essere grandi e buoni. Per questo motivo, ai bambini della scuola Bāla Vihār vengono presentate le storie di Rāma, di Krishna e di altre Incarnazioni divine. Imparatele e decidetevi a vivere come quelle grandi Personalità divine. Assimilate le maniere indiane, studiate le storie indiane, e siate dei veri indiani. Ciò è facile per voi ed è anche molto opportuno. Per esempio, perché dire in inglese ‘buon giorno’ (good morning) e ‘buona notte’ (good night)? Nella tradizione indiana si saluta con Namaskār o Namaste che è un’espressione colma di umiltà. Dovete avere timore, umiltà e fede. Timore di cosa? Di comportarvi male, di scivolare nella menzogna. Umiltà verso chi? Verso gli anziani, gli insegnanti ed i genitori. Fede in cosa? Fede in Dio, nella vostra stessa forza, nella vostra vittoria. Voglio che ognuno di voi diventi una persona forte, tenace, retta. I vostri occhi non devono cercare visioni perverse, le orecchie non devono ascoltare storie negative, la lingua non deve incorrere in parole malvagie, le mani non devono compiere azioni empie, la mente non deve inseguire cattivi pensieri. Siate puri, siate colmi d’amore. Aiutate chi sta peggio di voi, servite chi ha bisogno del vostro aiuto; così sarete degli studenti degni della scuola Sathya Sai Bāla Vihār.

Bombay, Dharmakshetra, 16.05.1969