19691014 - 14 ottobre

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Le manifestazioni della gloria di Dio

[1] L’uomo deve viaggiare su una strada lastricata di piaceri e sofferenze, gioie e dolori. Il viaggio può essere gradevole solo se egli è capace di ricorrere alla saggezza, alla devozione ed al distacco come strumenti per affrontare la fatica del viaggio. Queste virtù sono a sua disposizione in larga misura, sempre che voglia ascoltare l’esperienza dei più vecchi e seguire le indicazioni delle sacre Scritture, o anche solo sedere silenziosamente un momento ad osservare il flusso degli eventi ed il passaggio del convoglio della vita. Incurante, il neonato si rotola nell’urina e nelle feci perché non è consapevole della sporcizia e del disgusto; ma non appena l’esperienza e la saggezza si sviluppano, egli impara che è vergognoso e pericoloso restare nello sporco. Analogamente, nella sua ignoranza l’uomo si rotola nelle follie dei sensi, poi avanza delle scuse perché non sa fare di meglio; ma se in seguito, con l’esperienza, non impara e non si tiene lontano dalle nauseanti abitudini che umiliano la sua intelligenza ed il suo potere di discriminazione, cadrà nel ridicolo e diventerà un pericolo per sé stesso e per gli altri.

[2] In questi ultimi anni, l’entusiasmo di progredire spiritualmente e di acquisire la pace mentale è in aumento, e questa è un’altra dimostrazione della grazia che l’Avatār elargisce. C’è un enorme interesse, non solo in India ma in tutto il mondo, per i metodi che i saggi di questa Terra hanno adottato per acquisire la pace attraverso l’amore e l’autocontrollo, la rettitudine e la verità. Dieci o quindici anni fa c’erano poche persone che assistevano ai discorsi religiosi, solo un piccolo numero di uomini e donne, anziani! Oggi, invece, possiamo vedere migliaia e centinaia di migliaia di persone, anche provenienti da molto lontano, che stanno seduti per ore ansiosi d’ascoltare! E per la maggior parte sono giovani! La gioventù desidera condividere il patrimonio del passato in modo da poter costruire un futuro migliore. Il termine ‘Indù’ indica coloro che evitano il sentiero della violenza ed evitano di ferire o danneggiare il prossimo. Le sacre Scritture proclamano che l’essenza dei diciotto Purāna tanto riveriti in India è: È merito fare del bene agli altri, è peccato fare del male Seguendo tenacemente questa via, accoglierete positivamente tutte le fedi come fossero parenti ed amici; infatti tutte le religioni cercano d’istruire l’uomo a seguire questo sentiero.

[3] Musulmani, Cristiani, Buddisti, Ebrei e Parsi, tutti aspirano a conseguire la medesima illuminazione attraverso la purificazione della mente per mezzo delle buone azioni. I semi di questa filosofia sono custoditi nel Sanātana Dharma del Vedānta. Come nel Parlamento ci sono varie correnti politiche e persino il Partito Comunista, così le differenti fedi non sono altro che la destra, la sinistra ed il centro del Sanātana Dharma dell’India. Quel Dharma esamina tutte le possibili vie d’accesso al Divino e le dispone nell’ordine in cui possono essere utilizzate dagli aspiranti spirituali in base al loro livello di conseguimento. Quando da un seme nasce un germoglio, spuntano un gambo e due foglioline; in seguito, quando cresce, il tronco sarà uno ma i rami saranno molti, ed ognuno di essi potrà diventare grosso come un tronco, ma non bisogna dimenticare che le radici mandano l’alimento della linfa attraverso quell’unico tronco. Così Dio, il medesimo Dio, nutre e placa la fame spirituale di tutte le nazioni e di tutte le fedi attraverso il comune nutrimento della verità, delle virtù, dell’umiltà e del sacrificio.

[4] Nel maggio scorso, quando sono stato a Bombay per l’anniversario annuale del Dharmakshetra, c’è stato un incontro di intellettuali a casa del Dr. Munshi al quale hanno partecipato parecchi vice-rettori, medici, avvocati e professori che desideravano vedermi. L’incontro si è trasformato in una serrata sessione di domande e risposte che è andata avanti per circa sei ore! Una delle domande riguardava le differenti religioni che trascinano l’uomo verso sentieri diversi e divergenti. Io dissi loro che nessuno sa esattamente quando i Veda furono raccolti e ordinati nella loro configurazione attuale. Bala Gangadhar Thilak ipotizzò che deve essere accaduto circa 13000 anni fa; altri pensano 6000 anni fa, ma tutti sono d’accordo che sia accaduto oltre 4000 anni fa! Buddha è un personaggio storico che visse circa 2500 anni or sono. Cristo nacque circa 2000 anni fa e l’Islam fu fondato 600 anni dopo. Quindi, sia cronologicamente sia per logica, è corretta la deduzione che il Dharma vedico è il progenitore, il Buddismo è il figlio, il Cristianesimo il nipote e l’Islam il pronipote. Se tra questi c’è qualche incomprensione, non è altro che una questione di famiglia, perché il patrimonio atavico che condividono è il medesimo. Un’altra domanda verteva sulla bomba atomica, cioè se l’India dovesse impegnarsi a produrne una. Io dissi che non c’era da vergognarsi se l’India non l’aveva ancora realizzata, anzi questo doveva essere fonte di orgoglio. Non abbiamo bisogno della bomba atomica per sentirci sicuri. I cinque fratelli Pāndava erano guidati dal maggiore, Dharmarāja, il sostenitore della rettitudine. Suo fratello Bhīma era il più valoroso guerriero di quei giorni ed aveva una mazza che faceva tremare la terra quando l’appoggiava al suolo. Egli lottò contro il gigante Kīchaka e lo uccise. Bhīma era ineguagliabile sia per le sue capacità intellettuali sia per la straordinaria forza fisica. Un altro dei cinque fratelli era Arjuna, maestro degli arcieri di quell’epoca, che possedeva frecce potentissime che gli erano state concesse dagli Dei per il suo valore e la sua fede; ma nonostante ciò, i due fratelli più giovani si comportavano come fossero solo un arto del fratello maggiore e non deviavano mai dal sentiero della rettitudine prescritto da Dharmarāja. Inoltre dissi a quell’assemblea che se il nostro Paese s’atterrà al sentiero del Dharma, la Russia che è paragonabile a Bhīma, e l’America che è comparabile ad Arjuna, riveriranno l’India e apprenderanno da questa i metodi per assicurarsi la pace mentale e la sicurezza. Di fatto, la potenza e l’orgoglio di queste nazioni sono manifestazioni di una paura profonda e di un tormento mai placato che logora le loro parti vitali. I Pāndava furono benedetti dal Signore e riuscirono a superare tutte le tribolazioni che li affliggevano; erano così devoti al Dharma che quando i loro nemici, i Kaurava, furono rapiti da una tribù di Gandharva, corsero in loro aiuto in quanto sapevano che non c’era altro modo per salvarli dalle mani in cui erano caduti! Questo è l’atteggiamento che anche voi dovete assumere.

[5] Servizio: fate in modo che diventi il motto di questa nazione! Servizio, non per quelli che hanno già molti a servirli ed i mezzi per cavarsela, ma servizio reso negli ospedali ai malati che non hanno nessuno che li possa assistere; accuditeli e donate loro un sorriso o un fiore, o inviate per conto loro un messaggio alle loro famiglie. Un giorno, un gruppo di saggi s’incontrarono e tennero una discussione sul codice di condotta delle donne. C’erano anche alcune donne presenti che desideravano conoscere i doveri di una casalinga. Le donne dissero che erano colme di gioia quando davano piuttosto che quando ricevevano o accumulavano! I momenti più belli della maternità erano quando la madre allattava il bambino al seno permettendogli di assorbire il suo vigore attraverso le labbra. Un’altra donna disse che era più felice quando serviva il cibo che aveva preparato per suo marito, per i figli o gli ospiti, piuttosto che quando ne prendeva per sé. La gioia sta nel dare e non nel ricevere. Nessuno può godere anche il pasto più succulento se mangia da solo! Condividere raddoppia la gioia.

[6] Voglio dirvi che la beatitudine che ricevete dal servizio è qualcosa che non potrete ottenere con nessun’altra attività. La commozione che una parola gentile, un piccolo dono, un bel gesto, un segno di partecipazione e compassione possono produrre in un cuore angosciato è qualcosa che le parole non possono descrivere. I Veda insegnano all’uomo che tutti sono parenti, che tutti sono divini, e sottolineano che Dio è Amore. Ed è proprio per preservare e diffondere questo prezioso patrimonio, per salvare il mondo dall’ondata di odio e di violenza che lo sta travolgendo, che è stata istituita questa grande assemblea di studiosi vedici. Essa infonderà riverenza per i templi antichi di questa Terra, dai quali si propagano vibrazioni spirituali all’intera comunità. Questi erano musei dell’arte, centri di promozione della poesia, scuole di studi vedici, strumenti d’integrazione delle caste e di elevazione morale. Quest’assemblea di studiosi vedici s’impegnerà a patrocinare tali attività e ad incoraggiare altre organizzazioni simili che abbiano l’ideale di sostenere i valori universali della religione. Con la parola ‘pace’ i paesi occidentali intendono l’intervallo fra due guerre, quando si compiono enormi sforzi per vendicare l’insulto della sconfitta, consolidare il bottino della vittoria e prepararsi per il prossimo giro! Ma quella non è pace! Quando l’uomo ha pensieri virtuosi, pronuncia parole buone e compie buone azioni ne deriva la pace; invece egli parla bene, pensa al male e si propone di fare il male! L’uomo ignora il principio dell’immortalità che è la sua vera essenza, il principio dell’amore che è il fluido vitale della comunità umana, nega a sé stesso la grazia della pace e si lancia verso la distruzione, senza considerare che distruggendo gli altri egli distrugge sé stesso.

[7] Una persona può ottenere la pace unicamente contemplando la bellezza, la magnificenza e l’onnipresenza di Dio. In queste ore in cui siete stati seduti a terra stipati uno accanto all’altro davanti a Me, non avete avuto altri pensieri che questi, ne sono sicuro. Rendete il vostro cuore come Prashānti Nilayam, la dimora della pace suprema, rammentate la gloria di Dio e realizzate che voi siete le manifestazioni di quella gloria. Il Ministro ha detto che vorrebbe fare qualche cosa per questa residenza di pace e che si rivolgerà personalmente ai suoi colleghi del Ministero per migliorare la strada che conduce qui. Il corpo desidera le comodità di una strada asfaltata, ma il cuore preferisce la strada della purezza e dell’umiltà, in modo che possa raggiungere l’obiettivo dell’unione con Dio. Io sono più interessato a quest’ultima strada. Non sono entusiasta della strada asfaltata, in quanto renderà il viaggio più facile e anche quella minima disciplina che si deve seguire per venire qui e guidare lentamente e con attenzione scomparirà. Imparate a sopportare qualche piccola difficoltà quando venite qui. La vita non è un viaggio di tutto comodo, è una serie di alti e bassi. Per secoli Bhārat ha insegnato e praticato l’arte di vivere armoniosamente. Apprendete anche voi quell’arte e siate in pace.

Prashānti Nilayam, 14.10.1969