19691028 - 28 ottobre

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

La bellezza del servizio

[1] Il vostro dovere in qualità di servitori di voi stessi sarà assolto quando comprenderete bene il compito per cui avete meritato questa forma umana, con tutte le sue potenzialità e possibilità. Il compito consiste nel coltivare amore, diffondere amore, metterlo in pratica, rafforzarlo, infine diventare amore e fondervi nell’amore illimitato che è Dio. Siate amore per tutta la vita, esprimetelo mediante il servizio a coloro che attingono amore da voi aiutandovi così ad approfondirlo ed intensificarlo. La disciplina spirituale serve a canalizzare quell’amore in modo che possa irrigare il cuore che altrimenti s’inaridirebbe. I volontari che hanno il privilegio di lavorare a Prashānti Nilayam devono essere d’esempio ai volontari di tutto il mondo, poiché qui il servizio scaturisce da una genuina comprensione del significato e del proposito dell’esistenza umana. Quando l’avrete ben compreso, ogni vostro passo sarà adeguato e diretto verso la rettitudine.

Se c’è rettitudine nel cuore, ci sarà bellezza nel carattere;
se c’è bellezza nel carattere, ci sarà armonia nella casa;
se c’è armonia nella casa, ci sarà ordine nella nazione;
se c’è ordine nella nazione, ci sarà pace nel mondo.

La rettitudine consiste nell’ampliare gli orizzonti della vostra compassione. Questo promuoverà inevitabilmente la pienezza della felicità umana.

[2] La religione è per tre quarti carattere. Nessun individuo può asserire di essere religioso se osserva semplicemente i sacramenti e le regole ma omette di essere retto, virtuoso e compassionevole. Solo il carattere può temprarvi ad assorbire i colpi della buona e cattiva sorte, della gioia e del dolore. Solo questo può indurre un uomo ad esclamare: “La morte per me è uno scherzo, e la nascita non mi fa paura!” La settimana che avete trascorso qui come volontari è stata una settimana di formazione del carattere e di disciplina spirituale. In tutti questi giorni avete servito voi stessi. Quando farete ritorno ai vostri paesi e alle vostre occupazioni, continuate a mantenere questo stato mentale, non perdete quello che avete guadagnato rincorrendo cose inutili. Servite tutti considerandoli incarnazioni della Volontà Divina: ciò vi darà immensa gioia, una gioia che nessun’altra attività può conferire.

[3] L’uccello chakora attende con il becco aperto le prime gocce di pioggia che scendono dal cielo, non gradisce altro. Aspirate anche voi ad avere l’opportunità di consolare, incoraggiare, curare ed aiutare chi ne ha bisogno. Vedete voi stessi in quella persona, sentite il suo dolore come vostro, le sue sofferenze come vostre. A cosa serve possedere un’auto se non siete capaci di guidare e di utilizzarla per spostarvi? A cosa serve avere una radio se non sapete come funziona e come trarne vantaggio? Dai santi e dai saggi che hanno realizzato la verità, imparate qual è la via da percorrere e la meta da raggiungere. La Meta è Dio!

[4] Egli è al di là delle concezioni di bene e male, di giusto e sbagliato e dei parametri umani con cui si giudica e valuta ciò che è transitorio. Dio non ha forma né dualismi, non ha preferenze, pregiudizi, né parzialità. Dire che è Satyasvarūpa, l’Incarnazione della verità, Jñānasvarūpa, l’Incarnazione della suprema saggezza e Ānandasvarūpa, l’Incarnazione della beatitudine, non è corretto poiché Egli non ha svarūpa, non possiede una forma individuale né una natura individuale. Egli è Satya, Verità, Jñāna, suprema saggezza e Ānanda, beatitudine. Questa è l’esperienza di chi ne ha gustato il sapore.

[5] Non ci sono vasi nell’argilla, ma nei vasi c’è l’argilla. Analogamente, non ci sono caratteristiche in Dio, ma nelle caratteristiche di Satya, Jñāna e Ānanda c’è Dio. Dio è ovunque, ma nessuna astronave può scontrarsi con Lui né può scorgerlo. Egli è troppo sottile per quei tipi di contatti, è più sottile dell’etere. Quindi non prestate ascolto alle persone che proclamano che Dio non esiste. Dio è troppo vasto ed è al di là della ragione e dell’immaginazione. Voi potrete avere soltanto una vaga percezione della beatitudine che si ottiene contemplando la Sua magnificenza.

Prashānti Nilayam, 28.10.1969