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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1969:19690626

19690626 - 26 giugno

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Un’assemblea straordinaria

[1] Prima di ogni festività, a Prashānti Nilayam, si è reso necessario selezionare ed incaricare diverse persone affinché prestino servizio come volontari. Lo scopo principale è di dare loro l’opportunità di esercitarsi nell’attitudine dell’umiltà, della disponibilità e della riverenza, qualità essenziali per la propria felicità e per la sicurezza sociale. Ogni volta ho parlato alle persone prescelte in modo che sappiano cosa ci si aspetta da loro, specialmente per quanto riguarda l’obiettivo che si cela dietro le attività di servizio. Delle nove forme di devozione atte a promuovere il progresso spirituale, la quarta e la quinta mettono in rilievo la disposizione al servizio: Pādasevanam, il servizio offerto ai Piedi del Signore, e Dāsyam, l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio. Il servizio è fondamentalmente un’attività che nasce dall’ardente desiderio di guadagnarsi la grazia di Dio. Solo attraverso il servizio l’uomo può conseguire la padronanza dei sensi, delle passioni e delle attrazioni, e raggiungere la Divinità stessa.

[2] Le teste s’inorgogliscono solo per ignoranza poiché se la Verità fosse nota, tutti gli uomini diverrebbero umili come Bhartrhari, un imperatore molto potente i cui domini andavano da un oceano all’altro; i suoi decreti erano indiscussi e la sua volontà s’imponeva a vaste moltitudini. Nonostante ciò, quando in un baleno realizzò che la vita è solo un breve soggiorno sulla terra, rinunciò a ricchezza e potere e indossò la tunica ocra del monaco questuante. La popolazione ed i principi vassalli versarono lacrime sincere perché l’amavano molto e si rammaricavano che avesse indossato le vesti lacere del penitente povero e che vivesse di elemosine. “Che possedimenti preziosi hai gettato via! E che triste affare hai fatto!” Così si dolevano. Ma l’imperatore rispondeva: “Amici, ho fatto un affare vantaggioso. Questa tunica è così preziosa che persino il mio vasto impero sarebbe stato un compenso insufficiente per uno scambio.” Questo esprime la grandiosità del sentiero spirituale che conduce a Dio.

[3] Lo spirito di sacrificio è la dotazione basilare del volontario. Se non fosse ispirato dal sacrificio, il vostro servizio sarebbe un atto d’ipocrisia, un rituale vacuo. Scolpite queste parole nei vostri cuori, incidetele profondamente e a chiare lettere. Ci sono quattro tipi di scrittura, in base al materiale su cui si scrive. Il primo è scrivere sull’acqua, che viene cancellato ancor mentre il dito si muove. Il secondo è scrivere sulla sabbia, che è leggibile finché il vento non spazza via tutto. Poi c’è l’iscrizione sulla roccia: dura per secoli, ma anch’essa viene erosa dalla morsa del tempo. L’iscrizione sul metallo, invece, può sopportare l’attacco devastante del tempo. Incidete quindi in quel modo il seguente assioma nel vostro cuore:

“Servire gli altri è meritevole, ferirli o restare impassibili e oziosi mentre essi soffrono è peccato!”

Questa volta non vi do alcun distintivo da indossare, poiché il distintivo da fissare alla camicia è un merito che dovete guadagnare e non una decorazione da sfoggiare. Dio è amore e può essere raggiunto solo coltivando e praticando amore. Nessun trucco lo può intrappolare; Egli concede la Sua grazia solo quando si seguono i Suoi comandamenti: ‘Amare tutti e servire tutti’. Quando amate e servite tutti, in realtà state servendo soprattutto voi stessi, che amate più d’ogni altra cosa! Allora la grazia di Dio vi avvolge e ne siete fortificati più che con qualsiasi altra esperienza. Se vi appuntassi un cartellino d’identificazione sull’abito, voi lo togliereste al più presto; una volta tolto il distintivo dalla camicia vi sentireste liberi dall’obbligo di amare e servire tutti. In tal caso interpretereste solo un ruolo temporaneo come in una commedia: mettere e togliere il distintivo.

[4] Una volta, in questo paese, in una recita popolare tenutasi nel tempio durante una festa religiosa, un giovane interpretò il ruolo di un imperatore. Al termine, quando calò il sipario, il giovane non si tolse la corona e continuò ad affermare di essere l’imperatore. Per mesi seguitò a dare ordini ai suoi amici di giustiziare oggi un tale e domani un tal altro, ma ben presto egli stesso morì a causa di forti febbri. Quella era follia. Ma c’è anche un modo sano di comportarsi e un ruolo retto. Indossate il distintivo invisibile di volontari di Dio a tutte le ore ed in ogni luogo. Fate in modo che tutti i giorni della vostra vita siano una continua offerta d’amore, come una lampada ad olio che si consumi nell’illuminare tutt’intorno. Piegate il corpo, riformate i sensi, annullate la mente – questo è il processo per conseguire la condizione di ‘Figli dell’Immortalità’ che le Upanishad hanno riservato all’uomo. Dio è l’Incarnazione della dolcezza e dimora in tutti. Raggiungetelo offrendogli la dolcezza di cui vi ha dotati. Frantumate la canna da zucchero nel torchio del servizio, bollitela nel calderone della penitenza, privatela del colore di tutte le smanie sensoriali ed offrite a Lui lo zucchero cristallino dell’amore compassionevole.

[5] L’uomo è il più nobile fra gli animali, è il prodotto finale di ere incalcolabili di progressiva evoluzione; tuttavia non fa nessuno sforzo cosciente per essere all’altezza di quest’inestimabile retaggio. Un giorno gli animali tennero un’assemblea straordinaria mondiale per stabilire l’autenticità dell’asserzione da parte dell’uomo di essere al vertice del creato ed il re di tutti gli esseri che vivono sulla terra. Il leone presiedeva il dibattito. La tigre mise in discussione le rivendicazioni degli uomini; il leopardo approvò la decisione di sollevare una vivace protesta, e tenne un discorso molto duro di condanna: “L’uomo è una disgrazia vivente per gli animali di tutta la terra. Produce e beve veleni fatali e si vanta della sua follia sconsiderata; inganna i suoi simili e spende tutte le energie e risorse escogitando armi diaboliche per eliminare i suoi fratelli. Incita cavalli e cani a correre ad una velocità folle e scommette i suoi guadagni intanto che questi animali corrono affannosamente sulla pista; è crudele, avaro, immorale, insaziabile e spudorato. È un pessimo esempio per il mondo animale. Sebbene sia dotato d’intelligenza e di emozioni superiori, il suo comportamento è disgustoso e degradante.” Quindi il leopardo concluse: “Noi non sappiamo se e dove faremo il prossimo pasto e non abbiamo un rifugio sicuro, non abbiamo nulla con cui coprirci se non il nostro manto, ma nonostante ciò, l’ultimo di noi è un figlio di Dio molto più degno di questo mostro chiamato uomo.”

A quel punto la volpe s’alzò e aggiunse: “Noi abbiamo una stagione per accoppiarci ma l’uomo, mi vergogno a dirlo, ha infranto tutte le restrizioni e non tiene conto di alcuna regola. Agisce come meglio gli pare e per il resto è un totale disastro.” Infine il leone s’alzò per riassumere il dibattito. Fu d’accordo con il tono generale di critica contro gli esseri umani, provocata dalle loro immeritate rivendicazioni di supremazia, ma si rifiutò di biasimare tutti allo stesso modo. Fece una distinzione fra uomini che si comportano come bestie o anche peggio, e uomini che invece hanno trasceso il loro passato animale utilizzando correttamente i doni speciali del discernimento e del distacco. Tali individui, aggiunse, devono essere riveriti da tutti gli animali come maestri, mentre i primi meritano severe ritorsioni e una dura condanna. Ognuno di voi ha lottato per elevarsi dallo stato di pietra a quello di pianta, per poi passare a livello animale ed infine umano. Non regredite allo stadio bestiale, ma elevatevi fino a raggiungere quello divino, risplendendo nella nuova luce dell’amore. Il Divino è l’energia che anima, è l’impulso che fa circolare il sangue nelle vene, che trasmette conoscenza ed esperienza attraverso i nervi, che correla e serba le impressioni che i vostri sensi raccolgono e le varie conclusioni che la vostra intelligenza elabora. Mantenetevi in sintonia con la Divinità attraverso l’Amore, la Verità e la Bontà.

[6] Oggi, nelle borsette delle signore e perfino nelle tasche degli uomini ci sono due accessori immancabili: un pettine ed uno specchietto. Voi temete che il vostro fascino possa essere minacciato se i vostri capelli sono leggermente scompigliati o se il vostro volto rivela chiazze di cipria, quindi cercate di correggere quei difetti immediatamente. Se siete così attenti a quel fascino personale che si deteriora rapidamente, quanto più attenti dovreste essere alla polvere dell’invidia e dell’odio, alle macchie di presunzione e ma lizia che profanano la mente ed il cuore! Tenete un pettine ed uno specchietto anche per questo scopo! Usate lo specchio della devozione per giudicare se la mente e il cuore sono puliti, luminosi ed amabili; utilizzate il pettine di Jñāna per controllare e canalizzare le emozioni ed i sentimenti che si disperdono selvaggiamente in ogni direzione, in quanto la saggezza acquisita grazie al discernimento risolve i problemi, scioglie i nodi e districa i grovigli. Qualunque cosa facciate, ovunque vi troviate, ricordate che Io sono con voi, in voi; questo vi salverà dall’arroganza e dall’errore e renderà il vostro servizio degno delle persone che servite.

Prashānti Nilayam, 26.06.1969

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