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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1969:19691020

19691020 - 20 ottobre

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Guardie e ladri

[1] Oggi l’uomo ha preso l’abitudine di agire e parlare seguendo i suoi capricci, senza che la coscienza, il senso morale o le buone maniere esercitino alcun controllo. Per chi è irragionevole ed ostinato, determinato ad andare incontro alla propria rovina, i consigli non servono. I farmaci servono ai malati, non a chi è sano o è già morto. I consigli valgono per quelli che soffrono di dubbi, ansietà o agitazioni, e questi suggerimenti sono contenuti nelle sacre Scritture e nei testi sacri. Una lettera può essere messa da parte dopo averne letto e compreso il contenuto; analogamente, questi testi sacri possono essere messi in disparte una volta che i loro insegnamenti siano stati letti, compresi ed applicati. Non ha senso continuare a rileggerli. I testi proclamano che voi non siete Tizio o Caio, ovvero i nomi che ora esibite come vostri, ma che in realtà siete l’Ātma, il medesimo Sé che anima tutto il Creato! La Bhagavad Gītā proclama questa verità: “Chi la conosce è Arjuna, chi la ignora è il re cieco Dhritarāshtra.” Il termine ‘Dhrita’ significa aggrapparsi tenacemente e ‘rāshtra’ vuol dire ‘lo stato’. Il re cieco era talmente attaccato al regno che si rifiutò persino di cedere cinque villaggi ai legittimi titolari di metà del regno, tanto era ostinata la sua avidità! Egli era attaccato a qualcosa che non era ‘lui stesso’ e che causò la sua distruzione. Amate ogni cosa come amate voi stessi: non potreste amare di più! Un recipiente può essere riempito finché è colmo, non potete riempirlo di più. Voi amate più di tutto voi stessi, vale a dire Dio, che è il vostro vero Sé!

[2] Le guardie al cancello devono vigilare affinché i ladri non entrino in casa. Il corpo dell’uomo è un tempio in cui Dio risiede. Le guardie rappresentano il controllo dei sensi e delle emozioni. Se le guardie sono inefficienti o pigre, lussuria, avidità, ira, invidia, odio ed orgoglio s’infiltreranno, si diffonderanno e stabiliranno la loro supremazia; l’uomo è tratto in inganno tanto che onora questi ladri come se fossero i padroni della casa che hanno derubato! Siate voi i padroni della vostra mente! Destatevi, sorgete! Affrontate quei ladri prima che s’impadroniscano del vostro tesoro. Il tesoro è la consapevolezza che Dio risiede in tutti. Se non ci fossero i ladri in casa, il padrone potrebbe utilizzare quel tesoro a suo vantaggio; quando invece ci sono quei ladri, egli non riesce a trarre beneficio dalla sua relazione di ‘affinità’ con la creazione. Così penserà di essere il corpo, di essere separato e solo, di essere circondato da amici e nemici e sarà tormentato dai complotti che crederà cospirino contro di lui. Non amerà il suo prossimo profondamente e soffrirà per la paura o per il troppo attaccamento.

[3] La follia di base dalla quale derivano i difetti caratteriali e gli errori di comportamento è ritenere immancabilmente giusto e corretto ciò che si fa! Questa è l’effetto sottile del virus dell’ego. Una volta un contadino fu morso da un cane pericoloso che apparteneva ad un mercante. Per pura autodifesa, il contadino colpì il cane sulla testa con un pesante bastone che aveva con sé. Il cane feroce cadde a terra morto. Il mercante adirato portò il contadino alla stazione di polizia e sporse querela contro di lui. Davanti al magistrato, il mercante sostenne che il contadino avrebbe potuto colpire il cane da un’altra parte invece che sulla testa, punto assai vulnerabile. Quel cane era il suo beniamino! Ma il contadino replicò: “Il cane mi ha azzannato con i denti; se mi avesse morso con la coda avrei potuto colpirlo sulla parte posteriore!” Tutto quello che torna a nostro vantaggio ci sembra giusto; generalmente noi non consideriamo le questioni dal punto di vista degli altri, e ciò causa infinite complicazioni.

[4] Il cibo che si mangia deve essere puro, esente dalle sottili vibrazioni negative di chi l’ha acquistato, cucinato e servito; perciò il ricercatore spirituale deve stare molto attento a tutto ciò. Anche il luogo dove una persona trascorre la sua vita esercita una sottile influenza sul carattere e sugli ideali. Ramakrishna Paramahamsa era solito decantare la profonda pace che si respira a Mathurā e Vārānasi o in altri luoghi sacri. Sebbene il Gange sia un fiume sacro dalla sua sorgente fino alla foce, certe località che si trovano lungo le sue sponde, come Rishikesh, Haridwar, Kāshī, Prayag, sono particolarmente cariche di vibrazioni spirituali che aiutano l’aspirante a ripulire la coscienza a tutti i livelli. Ogni luogo possiede le sue vibrazioni peculiari che influenzano chi vi risiede. Un noto bandito aveva costruito per sé un nascondiglio in un punto remoto della foresta. Un giorno una coppia, colta da un terribile acquazzone, trovò riparo proprio lì. Entrambi non furono molto influenzati dalle onde di crudele avidità che contaminavano l’atmosfera della capanna. Dopo pochi minuti, anche un monaco cercò rifugio dalla pioggia ed entrò nella capanna; il suo cuore immacolato fu immediatamente inquinato e la sua mente pura subito infettata. Il monaco si rese conto che stava pensando di uccidere i due coniugi per rubare i gioielli che indossavano; in tal modo avrebbe potuto ricostruire in modo mirabile il suo eremitaggio ed insegnare Yoga a tutto il mondo. Si vergognò di sé stesso, tanto che corse fuori nella pioggia salvandosi così dalla perdizione!

[5] Questa è la ragione per cui s’insiste che il Satsang, l’associazione con persone buone e virtuose, è molto importante per gli aspiranti spirituali. Gli uomini pii e devoti sono altruisti e non cercheranno il proprio tornaconto; sono i migliori amici di sé stessi e degli altri. Se siete in Satsang, le vostre orecchie avranno un filtro e voi udirete solo cose benevole e niente di malevolo! Come le nuvole cariche di pioggia, questi uomini magnanimi vengono in mezzo agli umili e ai deboli per diffondere gioia e coraggio; come un albero i cui rami sono carichi di frutti, così anch’essi si chinano per essere alla portata di chi è assetato.

[6] Oggi pomeriggio abbiamo sentito numerosi poeti recitare le loro poesie. Il Poeta è conosciuto come Kavi, un termine che nella nostra antica lingua, il Sanscrito, è pregno d’immenso valore. Kavim purānam anushāsita Kavi è eterno, consapevole del passato, presente e futuro, redige le regole di condotta per il progresso umano. Grazie alla sua grande facoltà intuitiva, il vero Poeta realizza che il tempo non ha principio e non ha fine, fa esperienza della Divinità che risiede in lui e negli altri, riconosce ‘l’Oggetto, lo specchio e l’immagine’. Nella comunità umana, il ruolo del vero Poeta è davvero eminente. I poeti che invece barattano il loro talento per fini meschini o per acquisire una fama effimera, non sono altro che ‘rimatori’ e molto spesso neppure questo! Essi si dilungano nell’elogiare i promotori ed i patrocinatori che dai loro tavoli gettano briciole, qualche idli o una tazza di caffè!

[7] Tali uomini sono un’infamia per la società. I poeti devono possedere ideali elevati, devono essere colmi di amore entusiastico per la cultura, devono vedere l’opera di Dio, il Sommo fra i Poeti, in ogni granello di polvere, in ogni sprazzo di luce, in ogni goccia di pioggia, in ogni folata di vento. La loro gioia interiore deve procedere con slancio dalla pace alla beatitudine. La poesia è miele per l’orecchio e balsamo per il cuore. I poemi del passato avevano queste qualità, perciò la loro ispirazione è eterna. Essi parlano della perenne ricerca dell’uomo e, come un nettare che placa la sete, donano soddisfazione e forza. Senza la disciplina spirituale e l’espansione della propria coscienza, senza lo sviluppo della comprensione e l’approfondimento della relazione con sé stessi, la poesia è solo un inutile e vano passatempo. Prima di avventurarvi nell’arte poetica, coltivate l’equanimità ed un’equa visione.

Prashānti Nilayam, Festività di Dasara, 20.10.1969

discorsi/1969/19691020.txt · Ultima modifica: 2016/07/15 13:31 da sathyamax