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Discorsi Divini di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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discorsi:1976:19761002

19761002 - 02 ottobre

Discorso Divino di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

Il potere della discriminazione

A cosa servono le ricchezze all’avaro che non sa godere degli agi della vita?
È come un cane che sa leccare solo un po’ d’acqua, anche se nel fiume ne scorre in gran quantità.
Egli non sarà mai soddisfatto né felice.
(Versi Telugu)

[1] Incarnazioni del sacro Sé!
La vita umana è preziosa e molto rara da ottenere; per questa ragione si afferma:

Jantunām Nara Janma Durlabham
Di tutte le forme di vita, quella umana è la più rara ad ottenersi

È davvero deplorevole non fare neppure un minimo sforzo per santificare questa rara e sacra vita umana e per renderla ricca di significato. L’intelletto, che nella creazione di Dio è privilegio esclusivo dell’uomo, dona luce alla sua esistenza. L’umanità, che è la prerogativa di un vero essere umano, si sviluppa in proporzione allo sbocciare del suo intelletto. Quando la Saggezza (Jñāna) fiorisce, l’umanità si rivela. Noi assegniamo valore ad una canna di bambù stimandone la lunghezza, grossezza e robustezza. La canna da zucchero è apprezzata per la dolcezza. Il toro è valutato per la sua forza e bellezza. Analogamente, ad un uomo si attribuisce valore in base al suo intelletto.

[2] Incarnazioni del Sé Divino!
Noi nutriamo il corpo, ne abbiamo cura in vari modi e cerchiamo di fornirgli comodità ed agi per renderlo felice. Alla fine, però, cosa succede a questo corpo? A chi appartiene? La morte se lo porta via, quindi non appartiene a noi. Sapendo perfettamente che il corpo è caduco ed effimero, è indegno della nostra umanità non fare alcun sforzo per santificare la vita umana, con l’ausilio dell’intelletto. È consuetudine comune marcare i vagoni ferroviari che trasportano merci con le rispettive date di ritorno. Parimenti, al corpo umano viene attribuita una data di restituzione scritta in caratteri invisibili; un giorno o l’altro dovrà fare ritorno al suo luogo d’origine. Pochi si sforzano di comprendere questa verità. Il vagone chiamato corpo umano dovrà ritornare al suo luogo di provenienza in un giorno preciso, in un certo momento. È doveroso che ogni essere umano si sforzi di comprenderlo e sia pronto a raggiungere la sua dimora finale ancor prima che il corpo predisponga il suo viaggio di ritorno. La mente e i suoi propositi perseguitano l’individuo da una nascita all’altra, perciò un uomo saggio deve sublimare l’intelletto e sviluppare il potere del discernimento.

[3] La vita umana può essere paragonata ad un grande corso d’acqua nel quale si alzano numerose onde chiamate ‘desideri’. In questo corso d’acqua ci sono anche diversi coccodrilli, detti ‘illusioni’. È folle e pericoloso voler vivere per sempre in tale tumultuosa corrente infestata da coccodrilli anziché cercare di uscirne e raggiungere la sponda in sicurezza.
L’uomo dovrà cercare rifugio nello spirito di sacrificio, un giorno o l’altro. Sacrificio significa liberarsi dell’attaccamento. Un altro nome del sacrificio è Mukti, liberazione. La domanda che si presenta a questo punto riguarda cosa debba essere sacrificato – se il corpo o la mente con i suoi numerosi desideri o qualcos’altro. Il sacrificio non deve essere interpretato come una rinuncia alla famiglia e alle proprietà per andare a vivere nella foresta, come pensano molti. Il vero significato di sacrificio è rinunciare ai desideri.
Nel linguaggio del Vedānta, i desideri sono chiamati Kāma. Se rinunciamo ai desideri, avremo rinunciato ad ogni altra cosa al mondo. A questo proposito potrebbe sorgere il quesito se, rinunciando ai desideri, anche la rabbia e l’avidità possano essere eliminate. Sì, è possibile poiché l’ira e la cupidigia spesso si combinano con il desiderio. Una volta rimossi i desideri, saranno eliminate anche le altre cattive qualità, ovvero la collera e la bramosia, che sono in stretta relazione con il desiderio.

[4] L’essere umano è l’espressione della triplice via che conduce alla Divinità: azione, devozione e saggezza. Il dovere principale di tale ‘essere uno e trino’ è di santificare la vita con l’azione, coltivare calma e serenità attraverso la devozione e raggiungere il traguardo della saggezza. Il corpo umano dovrà essere impegnato a svolgere azioni sacre e a servire la società. Dedicare il proprio corpo al servizio del prossimo è un’attività buona e benefica nel vero senso del termine. Lungo questo cammino s’incontreranno numerosi ostacoli. Persone gelose e intolleranti ostacoleranno l’attività. Costoro sono come i cani seduti su un mucchio di fieno; un cane non mangerà mai il fieno, ma non permetterà neppure al bestiame di mangiarlo. Non bisogna quindi soccombere di fronte a queste contrarietà.
I pensieri nobili che sorgono nella mente devono essere sublimati dedicando il corpo al servizio sociale, in sintonia con la massima:

Paropakārārtam idam sharīram
Questo corpo ci è stato dato per aiutare gli altri

Quando le azioni sono fatte con desiderio, perdono la loro santità. Questo è il motivo per cui si afferma:

Kāmam karma nāshanam
Il desiderio distrugge l’azione

Il desiderio degrada le azioni e non permette che si compiano attività buone e benefiche. L’ira invece distrugge l’intelletto discriminante dell’uomo, secondo la massima:

Krodham Jñāna Nāshanam
L’ira distrugge la saggezza

Si asserisce anche che la collera sia ‘il fumo del peccato’; infatti l’ira non permette all’umanità insita nell’uomo di manifestarsi.

L’ira distrugge la ricchezza del discernimento, riduce in cenere l’onore e il prestigio, crea una barriera tra l’uomo e i suoi amici e parenti.
Alla fine, a causa dell’ira, si perderà ogni cosa.
(Versi Telugu)

[5] Non solo, l’ira consuma anche l’energia presente nel corpo. Se vi arrabbiate, l’ira distruggerà la forza prodotta dal cibo assunto in tre mesi. Quando una persona s’infuria, il corpo, come prima reazione, si surriscalda e la pressione sanguigna aumenta causando debolezza nervosa.
Per recuperare l’energia persa, si deve seguire per tre mesi una dieta speciale che andrà ad esercitare il suo effetto sulla disciplina spirituale e sullo svolgimento delle buone azioni; pertanto il dovere più importante di un aspirante spirituale è di non dare adito alla collera.
Il terzo errore che l’aspirante spirituale deve evitare è l’avidità, la quale è associata al desiderio e alla ricchezza. La cupidigia ha due stadi: l’accumulare ed il godere, paragonabili ai demoni Hiranyāksha e Hiranyakashipu.
Una persona che soccombe a questi due demoni non avrà mai pace né felicità e tanto meno piacere; si allontanerà dalla Divinità, perderà la sua purezza e si dimenticherà persino del proprio Principio Divino.

[6] Incarnazioni del Divino Sé!
Dovete fare tutto il possibile per gioire della beatitudine che emerge dal vostro Sé interiore, e tenere sotto controllo il desiderio, l’ira e l’avidità. I propositi e i pensieri che sorgono nella mente sono i soli responsabili di tali cattive qualità che, in realtà, sono i vostri veri nemici. La sveltezza della mente è la causa della comparsa di questi propositi, perciò è essenziale dominarla e non permetterle di vagare liberamente.
Anche se si fa un piccolo lavoro, bisogna analizzare se produrrà un risultato duraturo o temporaneo, se sarà proficuo e se nel farlo la nostra umanità verrà valorizzata, oppure se il nostro onore sarà compromesso.
È assai comune incontrare numerosi ostacoli e impedimenti anche nella pratica spirituale. Specialmente chi è molto devoto a Dio dovrà affrontare innumerevoli difficoltà, subire lutti e dolori; in tali circostanze dovrà rassegnarsi perché queste tribolazioni sono delle prove per verificare la sua fede e devozione in Dio, che verranno così rafforzate.

[7] Se volete appendere alla parete una foto con la cornice, come prima cosa conficcherete un chiodo nel muro e poi verificherete che sia ben saldo; solo a quel punto l’appenderete. Allo stesso modo, se volete attaccare l’immagine del Sé Supremo alla parete del vostro cuore, dovrete prima fissare il chiodo della fede con il martello della disciplina spirituale e poi verificare che sia ben saldo. Tutti gli ostacoli e le difficoltà che incontriamo lungo il cammino della disciplina spirituale sopravvengono soltanto per rafforzare la nostra fede in Dio, non per perderla; dobbiamo quindi continuare la nostra pratica, incuranti degli ostacoli e delle difficoltà. Sicuramente, alla fine ne usciremo vittoriosi. Si dice: ‘Il piacere è un intervallo tra due dolori.’ Senza la sofferenza, nessuno può fare esperienza della felicità; in realtà, il piacere ed il dolore sono inseparabili, nessuno può dividerli. È impossibile imbattersi esclusivamente nella felicità.

Quando le difficoltà danno frutti, ne risulta la felicità

[8] Incarnazioni del Divino Sé! Nei nove giorni appena trascorsi abbiamo esplorato in una certa misura la natura della mente e compreso che essa è responsabile di ogni cosa. Abbiamo anche analizzato l’asserzione:

Mana Eva Manushyānām Kāranam Bandha Mokshayoh
La mente soltanto è responsabile della schiavitù o della liberazione dell’uomo

Ora è giunto il momento di tradurre quest’analisi in un piano d’azione e di comportarci con discernimento, senza farci influenzare dall’ostinazione, dall’illusione e dalle dispettose marachelle compiute dalla mente.
Spero che vogliate intensificare l’Amore Divino e altruistico e che svolgiate tutte le vostre attività con spirito di dedizione a Dio, in modo da santificare il tempo e divenire i beneficiari della Grazia Divina. Poiché siete tutti aspiranti spirituali e devoti, se riuscirete a cambiare le vostre abitudini alimentari e ad assumere cibo puro attraverso i cinque sensi, la furbizia della mente avrà fine.
Dovete mangiare per saziare la fame, non per assaporare una gustosa varietà di piatti. Per curare la febbre malarica dovrete assumere dei farmaci amari, ma non vi lascerete condizionare dal loro gusto. Proprio come siete disposti a ingerire anche un medicinale amaro per curare i vostri malanni, così dovrete essere pronti ad assumere cibo puro, incuranti del suo sapore, per curare il grande ‘male dell’esistenza’, ovvero l’incessante ciclo delle nascite e delle morti. Se assumerete cibo puro attraverso i cinque sensi d’azione e i cinque sensi di percezione e controllerete la mente, almeno in una certa misura, vi sarà possibile conseguire purezza e santità nella vita.

[9] Incarnazioni dell’Amore!
Nei nove giorni appena trascorsi avete dovuto sopportare una grande fatica poiché siete rimasti seduti a terra ininterrottamente per quattro ore al giorno, dalle 15 alle 19. Stare seduti così a lungo è invero una penitenza, ma a tempo debito coglierete il frutto di questa vostra disciplina.
Tra pochi minuti inizierà la cerimonia del Jūla (dondolo), pertanto concludo il Mio discorso augurando a tutti voi un santo e felice Dasara. Spero che riusciate a realizzare i vostri desideri e a raggiungere il vostro obiettivo, in futuro. Vi benedico tutti!

(da: La mente e i suoi misteri - Ed. Mother Sai Publications)

discorsi/1976/19761002.txt · Ultima modifica: 2016/10/25 14:52 da sathyamax